La vocazione formativa della Fondazione Garrone


L’attenzione al territorio e ai giovani costituiscono indubbiamente le priorità della Fondazione Edoardo Garrone, ma l’elemento distintivo è rappresentato dalla forte vocazione formativa che permea trasversalmente tutti i principali progetti. Di questo ,e più in generale, delle molteplici attività promosse dalla Fondazione parliamo con il Direttore Generale Francesca Campora.

Partiamo dal bando Fundraising Coaching Plus. Come stanno reagendo le organizzazioni del Terzo Settore?

A poco meno di un mese dalla scadenza del bando (venerdì 8 dicembre, ndr), stiamo riscontrando grande fermento e interesse concreto da parte delle associazioni genovesi ad avviare, insieme a noi, un’attività strutturata di raccolta fondi.
Lo scorso 24 ottobre erano una quarantina le onlus presenti alla lezione aperta del prof. Valerio Melandri e quasi tutte stanno lavorando per formalizzare la propria candidatura. Il dialogo con loro è aperto. A molti stiamo fornendo assistenza operativa anche nella compilazione dei moduli. Il bando, infatti, è strutturato in maniera professionale e richiede un alto livello di motivazione e preparazione. Il supporto tecnico che stiamo offrendo anche in questa fase fa parte del lavoro che vogliamo fare insieme. È davvero un work in progress. Quello che stiamo sperimentando è un modello originale di intervento a sostegno delle realtà locali operative nell’ambito del terzo settore. Abbiamo lavorato con serietà e impegno per costruire un format che sia in grado di rispondere in modo mirato e concreto alle reali esigenze degli enti del terzo settore. Speriamo che numerose domande di partecipazione confermino la validità della nostra proposta e ci incoraggino per farla crescere nel tempo e sostenere negli anni un sempre maggior numero di realtà.

Con questa iniziativa la Fondazione Garrone si è ulteriormente qualificata, presso la comunità locale, come infrastruttura formativa territoriale. Pensate di proseguire su questa strada?

La formazione è da sempre il filone elettivo delle nostre attività. Il lavoro che facciamo a fianco dei giovani, delle comunità e dei territori è quello che ci consente di essere davvero parte attiva e motore di sviluppo. Trasferire competenze e strumenti per moltiplicare l’impatto sulle tematiche da affrontare è, dal nostro punto di vista, un modo virtuoso per metterci a servizio di chi ha la forza di operare quotidianamente e concretamente sui territori. Così facendo, il beneficio che possiamo apportare con le nostre risorse aumenta davvero in modo esponenziale, diventando anche scintilla per soluzioni innovative. Quindi, sì, siamo sempre più convinti che la formazione sia il filone su cui puntare anche per il nostro futuro. Con un approccio modulato, con diverse formule e modalità di intervento a seconda dei territori e delle tematiche, dall’imprenditorialità nelle aree interne al terzo settore, alla cittadinanza attiva alla valorizzazione del patrimonio culturale.

Nel futuro, al là dello specifico impegno formativo nell'ambito del Fundrasing, ipotizzate interventi rivolti allo sviluppo dell' "imprenditorialità sociale" giovanile?

Il tema dell’imprenditorialità sociale caratterizza già in modo molto netto le attività della nostra Fondazione. I campus per giovani imprenditori nelle aree montane – ReStartAlp sulle Alpi e ReStartApp in Appennino – vanno già da alcuni anni in questa direzione. I progetti imprenditoriali che partono da qui sono infatti fortemente connotati per il radicamento territoriale, la sostenibilità in tutte le sue accezioni, e la profonda correlazione e compenetrazione con il contesto in cui si sviluppano. Basti pensare a Tularù, nata sull’Appennino reatino dalla prima edizione di ReStartApp: non una semplice azienda agricola, ma un Centro di Produzione Sostenibile, che produce energie, cibi e culture e sta contribuendo a creare la prima Social Valley Italiana. Oppure alle cooperative di comunità che si stanno costituendo nell’ambito dell’ultima edizione di ReStartAlp. Sicuramente quello dell’imprenditorialità sociale giovanile è un impegno che ci sta a cuore e che contiamo di mantenere anche in futuro, aperti ad affrontarlo e approfondirlo anche con nuove e diverse progettualità.

Considerato che ormai pare sempre più obsoleta la tradizionale distinzione profit-non profit, come giudica la recente Riforma del Terzo Settore?

È una Riforma ampia, importante, a lungo attesa, che per concretizzarsi richiede ancora l’emanazione di diversi decreti attuativi ma che presenta alcune importanti novità. Per la prima volta si prende atto del fatto che la raccolta fondi sia un’attività strutturale, connaturata alle organizzazioni del Terzo Settore. Il fundraising viene quindi istituzionalizzato. È una novità importante, che costituisce anche il terreno su cui può maturare il nostro progetto Fundraising Coaching Plus. Parallelamente emerge un approccio nuovo in tema di defiscalizzazione, secondo un modello di stampo anglosassone, con misure che rendono più appetibile donare. Perché donare, per le aziende ma anche per gli individui, è un atto estremamente concreto, che poco ha a che fare con l’emotività e molto invece ha a che fare con valutazioni strategiche. È un fatto civico, che per funzionare bene richiede buona organizzazione, competenze e un preciso quadro normativo. Ci sono sicuramente ancora dei limiti, come quello del tetto retributivo per i lavoratori del Terzo Settore. Le competenze e le professionalità alte che questo settore richiede devono essere adeguatamente retribuite.

Sempre in relazione alla Riforma, quanto inciderà sulla vita delle Fondazioni?

Difficile valutarlo a priori. Attendiamo gli specifici decreti attuativi che saranno emanati nel prossimo futuro. Sicuramente la Riforma avrà un impatto anche sulle Fondazioni. Molto dipenderà dal lavoro che sarà fatto per rendere comprensibili e concreti i principi generali.

In conclusione, può tracciare un bilancio delle iniziative della Fondazione rivolte ai giovani, per sostenere l'innovazione e la creatività?

Farei parlare i numeri. Da quando abbiamo avviato le nostre attività, nel 2005, abbiamo coinvolto nei nostri progetti didattici e di alta formazione a tutti i livelli complessivamente circa 25.000 giovani. Bambini delle scuole primarie di tutta Italia, che hanno imparato a leggere e scrivere con il kit “Scuola Leggendo”. Ragazzi delle scuole secondarie di Genova che, nelle 8 edizioni del progetto “Genova Scoprendo”, fino ad oggi hanno potuto conoscere la città, il suo patrimonio storico-artistico, le sue eccellenze tecnologiche e industriali e le realtà del volontariato, impegnandosi anche in esperienze di cittadinanza attiva. Studenti delle scuole superiori liguri e piemontesi che, con AppenninoLab, hanno scoperto l’Appennino e le sue risorse attraverso lo sport e l’immersione della natura. Giovani laureati che hanno frequentato i corsi di alta formazione post laurea nell’ambito del turismo e dei beni culturali, a Siracusa e a Santa Margherita Ligure, e il Master in Management dei Beni Museali per la gestione sperimentale del Museo di Arte Contemporanea di Villa Croce. Fino agli aspiranti imprenditori under 35 in ambito montano, che abbiamo affiancato con gli incubatori temporanei sulle Alpi e in Appennino, ReStartApp e ReStartAlp. Da qui sono nate 17 startup, 15 delle quali stanno già fatturando.
A tutti loro abbiamo voluto fornire – e siamo certi di esserci riusciti - strumenti sempre più completi ed efficaci per interpretare la realtà, intervenire in modo strutturato e pertinente nel contesto di riferimento, ed essere protagonisti del proprio futuro e dello sviluppo dei loro luoghi.

Riccardo Grozio
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